mi ha guardato da il vetro degli autobus
questa volta sì sbagliato,
ma solo mi ha guardato
mentre le perdite incessanti
lo tenevano d'occhio
così silenzioso lui
impresso sul marciapiede
e il catrame
Il mio cuore
mi batteva mio braccio
e quello mi ricordava a voi,
lo scontrino steso e bagnato
sul marciapiedi dal ponte,
quel che io pensando en voi
avevo il coraggio a passare
soltanto deprimervi,
mi ricordava a voi,
e così molte altre cose
come una canzone dell'Indiano
alla radio dell'autobus
Ora,
come tu hai detto,
sei in tutto,
e questo non è solo motivo
per sentire la tua mancanza neanche dieci minuti fa,
ma è motivo per pianger(ti),
perché c'eri così vicina e completa,
senza lacrime,
e io non sapevo dirti in faccia
che sei la persona quella che amo di più,
e io non sapevo dirti negli occhi
che la poesia che hai chiesto
era la mia occhiata
il tuo sorriso
e tutto il mio blog,
e io non sapevo dirti a voi
che quel chat che non voleva mostrare
ti diceva
quello che io
non voleva dir(ti)
Per colpa mia,
per colpa mia,
per mia grandissima colpa
ti amo,
con colpi al mio petto
Ed è che sì,
le parole mi strutturano tutto,
persino la tua essenza che percorre mia guancia
sotto forma di lacrima,
le parole non mi permettono dirti
tutto il mio sentimento,
le poesie e le lettere
non sono la stessa cosa
che un ticket in bianco,
quel biglietto in bianco
che è ciò che più ti porto
Questo non è un addio
neanche un a presto,
è una dichiarazione
que sto per recitare a te
e aspetto che tu sappia e capirai
che è il poema
più diretto che ti ho scritto
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